Qual è l’elemento che dà impulso alle aziende e le rafforza in momenti di stress?
Il capitale sociale, risponde Margaret Heffernan, imprenditrice, scrittrice, speaker e docente di management presso l’università di Bath (UK).
In un’illuminante TED Talk dal titolo “Why it’s time to forget the pecking order at work” (Perché è ora di dimenticare l’ordine gerarchico al lavoro) la Heffernan dimostra, con esperimenti condotti da biologi e sociologi, che la collaborazione supera l’intelligenza individuale.
Alla domanda “Cosa rende dei gruppi più efficaci e produttivi di altri?” Margaret Heffernan risponde la “connessione sociale reciproca”. E aggiunge che soprattutto nei momenti difficili le persone sono motivate dai legami di lealtà e fiducia reciproca che si formano tra loro.
L’ho sperimentato anche recentemente in un’impresa del settore turistico dove sto realizzando un progetto di ri-organizzazione felice.
Le persone che lavorano in questo gruppo da anni, dai membri del board ai collaboratori storici, hanno deciso di impegnarsi per realizzare questo progetto, individuando, ad ogni livello, le attività che ritengono cruciali per migliorare l’efficienza e superare insieme la tempesta che ha investito l’intero settore.
Il capitale sociale, secondo Margaret Heffernan, è “quell’affidamento e quell’interdipendenza che edificano la fiducia”.
Il “capitale sociale” in economia
Un CFO o un amministrativo potrebbero avere un mancamento davanti ad una simile definizione “capitale sociale”! Almeno così è stato per me.
Per chi ha fatto studi economico-giuridici, il capitale sociale è il capitale versato alla società da parte dei soci.
“Il capitale è indicativo delle risorse che i soci sottoscrittori mettono a disposizione dell’iniziativa imprenditoriale. Viene anche definito capitale di rischio poiché, in caso di cessazione dell’attività, una volta liquidato l’attivo, vengono prima rimborsate tutte le passività secondo il loro grado di privilegio, il capitale sociale è l’ultimo ad essere restituito in caso di capienza.
Il capitale sociale, per convenzione contabile, è una voce del passivo dello stato patrimoniale di ammontare pari ai conferimenti in denaro, di beni in natura o di crediti da parte dei titolari di una società di capitali. La cifra del capitale sociale è una quota ideale del patrimonio netto. Il patrimonio netto è rappresentato dalla differenza positiva tra le attività e le passività reali della società ed è un indicatore significativo dei mezzi propri (del socio) immessi nell’azienda.” (cfr. Wikipedia)
Il capitale sociale in sociologia
La visione proposta da Margaret Heffernan non fa riferimento al significato economico-giuridico, bensì a quello sociologico.
“Il concetto di capitale sociale in sociologia può essere definito in generale come un corpus di regole che facilitano la collaborazione all’interno dei gruppi o tra essi. O ancora, come l’insieme delle risorse di tipo relazionale durature che un attore sociale (individuo, gruppo ecc.) può utilizzare, insieme ad altre risorse, per perseguire i propri fini. Il capitale sociale viene ancora considerato, nello stesso tempo, un attributo del sistema, quindi dipendente da norme, istituzioni, aspetti organizzativi, e risorsa individuale.” (cfr. Wikipedia)
Il capitale sociale per le organizzazioni positive
Il capitale sociale per le organizzazioni positive è un concetto decisamente diverso da quello economico ed è parzialmente assimilabile al concetto sociologico. Il capitale sociale nelle organizzazioni positive è infatti legato alla socialità, allo stare insieme di persone nelle aziende – soci e dipendenti ma anche clienti, fornitori, in generale gli stakeholders – che perseguono un fine comune.
È qualcosa di più complesso del concetto di “capitale umano” che, a differenza di quello sociale, non ha un doppio significato.
L’uso sempre più frequente di questi concetti ci fa capire che molte imprese hanno accolto la sfida di uscire dai numeri di uno stato patrimoniale e di un conto economico e comprendere che la loro vera ricchezza, il vero patrimonio sono le persone, le loro interazioni funzionali e le relazioni.
La scienza della felicità che è la base delle organizzazioni positive ha, tra i suoi parametri fondanti, la consapevolezza scientificamente testata che pensare in termini di + NOI e – IO è la base per agevolare la continuità aziendale.
La scienza della felicità mutua questo concetto anche dalle neuroscienze e dalla prova scientifica che i nostri cervelli sono cablati per la socialità: nella nostra biologia è scritta la necessità di stringere legami sociali. Numerosi studi dimostrano che sopravvive la specie che coopera di più e non la specie più forte.
La lezione dei super chicken in azienda
Nel suo ted talk Margaret Heffernan cita un divertente studio del biologo William Miur Università di Purdue sulle super galline e sulla loro capacità produttiva. Lo studio portò a concludere, contrariamente, alle aspettative dei ricercatori, che il gruppo di galline più produttive (che faceva cioè uova più grandi) non era sopravvissuta alla competizione dopo 6 generazioni, essendosi beccate fino a rimanerne solo tre in vita. Il gruppo delle galline normali invece si era mantenuto florido e stabile nel gruppo e nella sua produttività.
Questo esperimento ha portato vari studiosi a traslare il concetto di super chicken nelle organizzazioni che vengono gestite con persone super brillanti a cui vengono date tutte le risorse e il potere e che agiscono per il loro successo portando, come nell’esperimento di Miur, aggressività, disfunzionalità e spreco.
È di tutta evidenza che, come dice Margaret Heffernan, se il successo di uno è a danno della produttività e del benessere degli altri, è bene trovare un altro modus operandi.
La Heffernan cita un altro esperimento fatto al MIT da cui emerse che i gruppi di maggior successo nel raggiungimento del risultato previsto non erano quelli che avevano individui con alti livelli di IQ ma gruppi in cui risultava un alto livello di sensibilità sociale, veniva dato equo spazio a ogni persona per esprimersi e in cui c’era un maggior numero di donne. Questi fattori spiegherebbero l’importanza della connessione sociale, dell’ “intelligenza empatica” tra le persone nel team. In queste situazioni, infatti, le idee possono scorrere, le persone non rimangono bloccate e non si sprecano energie in vicoli ciechi.
Sono infatti le persone, non le organizzazioni, ad avere le idee. E le idee nascono come un embrione confuso e spesso necessitano del contributo creativo di più persone.
Questo mi ricorda di un aneddoto narrato da Brunello Cucinelli: non riuscivano a trovare un’idea brillante per una campagna pubblicitaria e fu la signora che si occupava delle pulizie degli uffici che propose a brunello Cucinelli di realizzare una palla rivestita di cashmere.
Il potere della fiducia
Ecco perché in molte aziende si favorisce la socializzazione con attività extra professionali. Perché conoscersi tra colleghi, sapere di poter avere supporto loro, consente di comprendere a chi chiedere aiuto e con chi trovare soluzioni in momenti critici.
Il capitale sociale è quel legame che crea fedeltà e fiducia tra le persone. La possibilità di fare affidamento all’altro e l’interdipendenza costituiscono il capitale sociale di un’azienda. Il capitale sociale è ciò che crea slancio nelle imprese e le rende forti e resilienti.
È per questo che le aziende devono investire tempo nel far conoscere le persone all’interno dell’azienda. Il tempo è una variabile cruciale poiché i gruppi che lavorano insieme più a lungo diventano più bravi: è con il tempo che si costruiscono i rapporti e si crea fiducia.
Non solo nelle aziende ma anche nel mondo dello spettacolo, le personalità che mantengono il loro successo a lungo sono quelle che riescono a trovare il meglio negli altri e nel far questo riescono a trovare il meglio di loro stessi.
In Italia CGN e a Zetaservice sono due prove floride e viventi del fatto che investire sul capitale sociale è una scelta vincente.
Le aziende che hanno deciso di investire sull’ottimizzazione delle relazioni, di premiare chi si concentra su ciò che è bene per l’altro oltre che per sé, hanno raggiunto risultati sorprendenti non solo in termini di clima aziendale ma anche in termini di produttività, redditività e soddisfazione nei rapporti con l’esterno (clienti in primis e i fornitori, visti come partner).
Quanto investe la tua azienda sul capitale sociale?