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Chi sono

Facilitatrice dell’organizzazione felice

Commercialista, manager, imprenditrice…

Nella mia vita ho indossato questi abiti professionali e ho continuato a farlo, con i necessari aggiustamenti, anche quando sono diventata madre. 

Mi sono sempre impegnata per sviluppare le competenze più adeguate che mi permettessero di essere in grado di indossare quegli abiti con disinvoltura, scoprendo poi nel tempo di desiderare sempre più di vestire anche altri stili che mi incuriosivano.

L’abito professionale giusto è quello in cui ci sentiamo completamente a nostro agio, quello che ci permette di esprimere i nostri talenti, quello che soddisfa i nostri bisogni più profondi. Ci permette, cioè, di esprimere la nostra vera essenza e di realizzare il nostro scopo nella vita. Insomma, è quello che ci fa sentire felici.

E così, dopo una laurea, master di diritto tributario e fiscalità d’impresa e corsi di aggiornamento tecnici, ho deciso, negli ultimi anni, di intraprendere un percorso di formazione che mi ha permesso di portare alla luce un’altra parte profonda di me stessa che avevo accantonato per senso del dovere e di responsabilità nei confronti della carriera che avevo intrapreso.

Questo percorso di formazione mi ha permesso di crescere in termini di consapevolezza e di diventare una facilitatrice dell’organizzazione felice. È questa una professione che ho disegnato su misura delle mie attitudini con la stoffa delle esperienze di vita e degli insegnamenti che ho appreso sul campo oltre che sui libri e in aula.

Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi imprenditori, uomini di eccezionale intelligenza, correttezza ed etica da cui ho appreso molti insegnamenti che ho razionalizzato, sistematizzato e potenziato per raggiungere i miei obiettivi e realizzare la mia mission personale.

Commercialista, manager, imprenditrice…

Nella mia vita ho indossato questi abiti professionali e ho continuato a farlo, con i necessari aggiustamenti, anche quando sono diventata madre. 

Mi sono sempre impegnata per sviluppare le competenze più adeguate che mi permettessero di essere in grado di indossare quegli abiti con disinvoltura, scoprendo poi nel tempo di desiderare sempre più di vestire anche altri stili che mi incuriosivano.

L’abito professionale giusto è quello in cui ci sentiamo completamente a nostro agio, quello che ci permette di esprimere i nostri talenti, quello che soddisfa i nostri bisogni più profondi. Ci permette, cioè, di esprimere la nostra vera essenza e di realizzare il nostro scopo nella vita. Insomma, è quello che ci fa sentire felici. 

E così, dopo una laurea, master di diritto tributario e fiscalità d’impresa e corsi di aggiornamento tecnici, ho deciso, negli ultimi anni, di intraprendere un percorso di formazione che mi ha permesso di portare alla luce un’altra parte profonda di me stessa che avevo accantonato per senso del dovere e di responsabilità nei confronti della carriera che avevo intrapreso.

Questo percorso di formazione mi ha permesso di crescere in termini di consapevolezza e di diventare una facilitatrice dell’organizzazione felice. È questa una professione che ho disegnato su misura delle mie attitudini con la stoffa delle esperienze di vita e degli insegnamenti che ho appreso sul campo oltre che sui libri e in aula.

Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi imprenditori, uomini di eccezionale intelligenza, correttezza ed etica da cui ho appreso molti insegnamenti che ho razionalizzato, sistematizzato e potenziato per raggiungere i miei obiettivi e realizzare la mia mission personale.

Organizzazione aziendale

Organizzazione è una delle parole chiave della mia storia, una competenza che ho acquisito fin da bambina e poi ho sviluppato in ogni fase della mia vita.

Dopo aver conseguito la laurea in Economia e Commercio mi sono trovata a gestire da sola la complessità amministrativa di una realtà aziendale, operante nel settore del turismo, da un lato molto stimolante ed effervescente, dall’altro priva di una ossatura organizzativa. Chi mi ha affidato questo incarico aveva l’ingenua e pia illusione che una laurea in discipline economiche bastasse per avere una competenza approfondita di tutte le tematiche aziendali, contabili e fiscali.

Questo mi ha dato il grande vantaggio di agire in prima persona, provando, sbagliando, aggiustando il tiro e ricominciando. Tutte le mie insicurezze e incertezze venivano azzerate dalla necessità di agire e dall’ambiente che all’epoca non era così selvaggiamente accartocciato su sé stesso come adesso.

Con grande passione, fatica e forza di volontà ho fatto quindi ciò per cui avevo studiato.

Motivata dalla mia costante voglia di crescere, ho deciso, per un certo periodo, di cambiare esperienza lavorativa e di lavorare come responsabile fiscale della Opel Italia S.p.A. ora General Motors Italia S.p.A. (GM) per testare a che punto fossi con le mie abilità manageriale. Anche in GM mi sono divertita a razionalizzare, organizzare, imparare procedure di internal auditing, ad interagire con una fauna manageriale e consulenziale più strutturata di quella a cui ero abituata.

Sono diventata una solida commercialista, e responsabile amministrativa. Ho creato procedure, formato decine di persone nei vari ambiti aziendali, principalmente nel settore alberghiero. Mi sono occupata di acquisti, di vendite, di prenotazioni Ho sviluppato, con varie software-houses, più di un programma gestionale alberghiero, ho assistito al passaggio di software gestionali, contabili, di controllo di gestione. Mi sono occupata per anni di contabilità, di dichiarazioni, di pianificazione fiscale, di ricambio generazionale, di fusioni societarie, di ristrutturazioni aziendali, di controllo di gestione.

Organizzazione familiare

Ad un certo punto ho deciso di avere una famiglia e, visto che ero un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, ho avuto nel tempo record di 4 anni, i miei 3 preziosi figli. Ovviamente, sul lavoro avevo raggiunto una posizione difficilmente sostituibile, per cui il portatile (leggero e piccolo) è venuto con me in sala parto e i miei figli sono stati ore attaccati al mio seno mentre lavoravo sul portatile, parlavo al telefono e facendo venire i collaboratori a casa per coordinarli. Diciamo che i miei figli hanno bevuto latte intriso di numeri, parole, e purtroppo stress e frustrazione.

Lo smart-working (e l’organizzazione casalinga connessa) l’ho di fatto partorito insieme al primo figlio.

In tutto questo caos vorticoso, per sopravvivere, ho dovuto organizzare al meglio delle mie possibilità i vari aspetti della mia vita.

Dalla ricerca della felicità e
all’organizzazione felice 

Chi mi conosce mi ha sempre ammirato per la mia capacità organizzativa, riuscendo al contempo ad  apparire una dolce e serena mamma. Insomma, una Wonder Woman! Salvo che…

Alcuni collaboratori hanno visto davvero il peggio di me, i miei figli reclamavano più tempo per sé, mio marito sbuffava, io mi sentivo in colpa per non esserci abbastanza per i miei genitori, per i miei figli, per gli zii, per l’azienda, per lo studio. E per me? Nooo, io in tutto questo non esistevo!

E così sono andata avanti, anzi mi sono trascinata ancora per anni, perdendo il sorriso e diventando sempre più l’ombra di  me stessa.  Poi, quella parte di me che ha sempre ricercato la felicità, mi ha portato a scoprire discipline distanti dai miei studi economici eppure complementari.

Chief Happiness Officer

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    La scienza del sé, di cui oggi sono formatrice certificata, mi ha permesso di capire che le mie preziose competenze amministrativo-contabili non erano tra i miei talenti, chiarendomi il motivo per cui avevo faticato ogni singolo minuto dell’università e della mia vita lavorativa.

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    Nessuno a scuola mi aveva insegnato l’importanza dell’autoconsapevolezza, di dare ascolto alle mie emozioni e di coltivare i miei talenti.

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    Tutti i relatori, i professori, gli studiosi, i coach, i formatori, i filosofi e i teologi incontrati nel mio cammino randomico, perfino il giovane prete dell’oratorio dei miei figli, mi hanno dato un’indicazione preziosa per andare nella direzione giusta, la direzione della MIA felicità.

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    Ben presto ho scoperto che la felicità è davvero tale se è condivisa. Nella mia vita professionale mi sono ritrovata spesso ad affrontare conflitti senza avere le competenze giuste per gestirli. Il desiderio di sviluppare queste competenze e soprattutto di metterle a frutto per contribuire alla crescita di organizzazioni positive, mi ha portato a diventare Chief Happiness Officer (CHO).

Oggi posso dire di essere sulla giusta strada del mio viaggio alla ricerca della felicità e di avere finalmente trovato un equilibrio dinamico tra le varie Anna che mi compongono.  Chi mi incontra, infatti, dice che sono piena di luce e dono gioia e voglia di vivere, positività e coraggio nelle proprie possibilità.
In passato credevo di dover perseguire un piano di vita scelto da altri, oggi credo in questa massima:

“Non ci è dato di scegliere la cornice del nostro destino, ma ciò che ci mettiamo dentro è nostro”

Dag Hammaskjoeld – Premio Nobel per la Pace 1961

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